Rotobanda

Santa Cecilia 2009

RotoBanda

Rotobanda
1989
Anno 1989
Foto scattata nel quartiere di Santa Maria.
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1989
Giubileo 2000
Santa Cecilia 2000
Nell'anno 2000 il Corpo Bandistico "città di Fabriano" ha festeggiato la Santa Patrona dei musicisti partecipando al Giubileo delle Bande presso la Città del Vaticano.
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Giubileo 2000
2011
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Svegliarino 2014

Visita alla casa di riposo

La Santa

Santa Cecilia (Roma, II secolo – Roma, III secolo) è una martire cristiana. Il suo culto è molto popolare poiché Cecilia è la patrona della musica, di strumentisti e cantanti. Viene ricordata il 22 novembre.

Cecilia, nata da una nobile famiglia a Roma, sposò il nobile Valeriano. Si narra che il giorno delle nozze nella casa di Cecilia risuonassero organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, cantava nel suo cuore: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da questo particolare è stato tratto il vanto di protettrice dei musicanti. Confidato allo sposo il suo voto, egli si convertì al Cattolicesimo e nella prima notte di nozze ricevette il Battesimo per mano del Pontefice Urbano I. Tornato nella propria casa, Valeriano vide Cecilia prostrata nella preghiera con l'Angelo che da sempre vegliava su di lei e, ormai credente convinto, pregò che anche il fratello Tiburzio ricevesse la stessa grazia e così fu.

Il giudice Almachio aveva proibito, tra le altre cose, di seppellire i cadaveri dei Cristiani, ma i due fratelli convertiti alla fede si dedicavano alla sepoltura di tutti i poveri corpi che incontravano lungo la loro strada. Vennero così arrestati e dopo aver redento l'ufficiale Massimo che aveva il compito di condurli in carcere, sopportarono atroci torture piuttosto che rinnegare Dio e vennero poi decapitati. Cecilia pregò sulla tomba del marito, del cognato e di Massimo (tutti e tre Santi venerati il 14 aprile), anch'egli ucciso perché divenuto cristiano, ma poco dopo venne chiamata davanti al giudice Almachio che ne ordinò la morte per soffocamento nel bagno di casa sua, ma si narra che "la Santa invece di morire cantava lodi al Signore". Convertita la pena per asfissia in morte per decapitazione, il carnefice vibrò i tre colpi legali (era il "contratto" dei boia per ogni uccisione) e, non ancora sopraggiunta la morte, la lasciò nel suo sangue. Fu Papa Urbano I, sua guida spirituale, a renderle la degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto.

La Legenda Aurea narra che Papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei Valeriano ed era stato testimone del martirio, «seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto».


 Lo svegliarino

Per tradizione ogni anno la Banda di Fabriano la mattina del 22 novembre, giorno di S.ta Cecilia - celeste patrona di tutti i musicisti, dà la sveglia alla cittadinanza a partire dalle ore 4.00 fino all'ora di pranzo, suonando sempre un solo brano musicale: la marcia Pelago, l'inno del Comune di Fabriano.

Su questa tradizione, unica in tutta Italia, scrisse molti anni fa un bellissimo articolo, sul settimanale locale "L'Azione", il prof. Aldo Crialesi (conosciuto come "Polidoro"). Di seguito uno stralcio di tale articolo :

Quando gli ottoni della Banda squillano queste note e giù i piatti gli fanno da fragoroso accompagnamento, chi è fabrianese verace, quand'anche fosse in tutt'altre faccende affaccendato, interrompe tali faccende e si mette in ascolto, per essere poi rapito dai ricordi.

Ricordi di fredde mattine di novembre quando una musica arcana ti raggiungeva sotto le calde coperte e non sapevi se eri desto oppure sognante; di bandisti (attenzione proto di non dimenticarti la esse) in marcia tra il lusco e il brusco per le strade di Fabriano avvolte dalla nebbia; e dei loro volti arrossati dal freddo e dallo sforzo di soffiare a piene gote dentro i loro strumenti e soffiando camminare; e, infine, di solenni, omeriche bevute.

Quel gioioso squillante parappappero della Banda Musicale che ti fa drizzare le orecchie e ti mette addosso una strana sensazione di festa come un impulso che venga da ricordi ancestrali e spiriti vitali, è la musica che tutti i Fabrianesi conoscono (o meglio ricordano, percepiscono con i sensi interiori, più che con l'orecchio esteriore) e che tutti gli altri, i non Fabrianesi, ignorano o è come se ignorassero, perché per loro non è che una delle tante marcette che le bande suonano per far rumore.

E' l'Inno Nazionale di Fabriano (nazionale? Si proprio nazionale : ogni città che sia stata libero Comune è una nazione), è il suo simbolo, insieme al fabbro che batte l'incudine sul ponte, alla carta a mano e a quel salame, quello fatto di impasto grooso.

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